Rione Trastevere Fontanone di ponte Sisto Piazza Trilussa

Costruita in travertino di Tivoli nel 1613 dal fiammingo Giovanni Vasanzio con la collaborazione di Giovanni Fontana, questa «mostra» dell'Acqua Paola o il «fontanone di ponte Sisto», come ancor oggi chiamano a Roma la grande secentesca fontana, era originariamente addossato all'Ospizio dei Mendicanti (noto anche con la denominazione di palazzo dei Cento Preti) e per oltre due secoli e mezzo ha fatto da sfondo all'allora famosa ed elegante via Giulia. La fontana originaria era costituita da una ampia nicchia a botte, ai lati della quale due colonne ioniche di marmo venato sorreggevano una cornice architravata su cui s'innalzava un attico contenente al centro una epigrafe commemorativa sormontata dallo stemma di Paolo V, Borghese (1605-1621). Nella parte più alta della nicchia, scrive il Mastrigli, «da una larga apertura sgorgava una grande massa d'acqua, che veniva accolta da una vaschetta sorretta da una mensola, e che ricadeva poi fragorosamente nella grande vasca poggiata sul livello stradale. Due draghi alati, scolpiti a rilievo sui basamenti delle colonne, sprizzavano dalla bocca due violenti getti d'acqua che s'incrociavano, mentre due teste di leone, negli stilobati sotto le bugne, lasciavano cadere due fiotti d'acqua dalle fauci semiaperte nelle estreme modanature laterali della grande vasca. Sei colonnine di granito rosso, collegate da spranghe di ferro orizzontali, completavano la monumentale fontana, circondata della loro protezione». Allorché il governo italiano, dopo la disastrosa inondazione del 1870, decise di allargare il letto del fiume e di costruire i muraglioni, la sorte del fontanone fu definitivamente segnata. Demolito con malagrazia nello stesso anno, molti pezzi si ruppero o vennero dispersi in vari magazzini comunali; sicché, quando nel 1898 ne venne decisa la ricostruzione nella parte opposta del ponte (attuale piazza Trilussa), l'architetto Angelo Vescovali - al quale era stato affidato il compito - poté utilizzare solo poco più della metà del materiale d'origine. Per compensare il dislivello della piazzetta e consentire la veduta del fontanone dalla parte opposta di ponte Sisto, esso fu ricostruito in una posizione notevolmente sopraelevata rispetto al piano stradale (sul quale si trovava invece nella sua originaria collocazione) e per raggiungerlo è necessario salire un'ampia gradinata di quindici scalini che era inizialmente protetta da un'artistica cancellata, poi abolita.

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