Chiese di Roma Rione Monti Chiesa S. Caterina da Siena a Magnanapoli cappella S. Domenico che resuscita un fanciullo

 Patrocinata dalla famiglia Gaetani Pallavicini: dedicata a San Domenico, venne decorata in un arco di tempo che va dalla metà del XVII secolo all'inizio del secolo seguente. All’esterno sono figure allegoriche rappresentanti la Chiesa e la Pace, il sottarco è decorato con figure allegoriche e stucchi eseguiti nel secolo scorso; sulla volta delle ricche incorniciature in stucco, sono affreschi con San Domenico e san Francesco che adorano la Croce, la Gloria di San Domenico, la Madonna del Rosario, in cattivo stato di conservazione, sono attribuiti dal Titi a Giuseppe Vasconio, artista oggi pressoché sconosciuto, attivo alla metà del 600. Sulle pareti brevi sono due mostre marmoree formate da targhe in marmo nero con edicole sovrastanti (di cui quella a sinistra concava), forse pronte per ospitare busti–ritratto, sormontate da putti reggenti lo stemma Caetani partito con l’aquila bicipite e la scacchiera dei Pallavicini, presente anche ai due lati dell’altare, mentre all’esterno della cappella è posto lo stemma Caetani senza partizione nonostante questa profusione araldica, nessun membro della famiglia dovette mai essere sepolto nella cappella, dove non è presente alcuna iscrizione funeraria o commemorativa. I Caetani ebbero peraltro stretti legami col monastero di Santa Caterina, dove spesso furono presenti monache di questa famiglia più in particolare, si ricorda l’istituzione di una cappella perpetua da parte della marchesa Pantasilea Caetani Pallavicini nel 1684, che dovette far eseguire dunque gli stucchi col suo stemma. La pala d’altare, rappresentante San Domenico che resuscita un fanciullo, venne eseguita da Biagio Piccini nel 1706, quando vennero eseguiti anche “li dui stipiti e soglia di commesso di breccia di Francia posta attorno al quadro fatto di novo”; con toni lontani dal dominante clima marattesco della pittura romana d’inizio secolo, in questa tela il pittore è stato visto recuperare quasi la “lezione del Guercino”. Questo testo è stato copiato dal cartiglio davanti la cappella.

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