La prima citazione della chiesa
risale al 1008. ma notizie più certe tramandano che nel XII secolo si
presentava in forme solenni, preceduta da un portico con l'ingresso rivolto
verso il ponte S. Angelo ed interamente coperta di mosaici sulla facciata. Nel
1506 papa Giulio II (1503-1513) ordinò la distruzione della chiesa con
l'obiettivo di una nuova sistemazione urbanistica della zona, che prevedeva
l'allargamento della strada, e la pavimentazione della piazza; fu ricostruita a
partire dal 1509 sulla via dei Banchi, con un diverso orientamento (fu ruotata
di 90°). Il progetto cinquecentesco (attribuito a Bramante) prevedeva la
realizzazione di un edificio completamente circondato di botteghe, a pianta
centrale, con ben cinque cupole. Dopo un'interruzione a causa della morte di
Giulio II (1513), i lavori ripresero nel 1535 a spese del Capitolo di S.
Pietro; durante il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585) furono eseguiti
restauri al soffitto e i lavori di muratura, che attestano la prosecuzione
della fabbrica ancora in linea con il progetto bramantesco, ma con proporzioni
più modeste. Anche l'edificio cinquecentesco ebbe tuttavia vita breve, fu
infatti demolito nel 1733 per volere di papa Clemente XII (1730-1740), che lo
fece ricostruire in forme molto diverse da Carlo De Dominicis. La nuova
chiesa dei Santi Celso e Giuliano, condotta a termine nel 1735. Nel 1868 papa
Pio IX (1846-1878) la fece nuovamente restaurare (nella struttura e nella
decorazione) ad opera di Andrea Busiri Vici.
La facciata Altare Maggiore gli
altari la
volta
Torna al Menù delle Chiese del rione Ponte