Porta Tiburtina o Porta San Lorenzo Trasformazioni del Cinquecento
Alla fine del Cinquecento sotto l'impulso innovatore di Sisto V la porta e il suo intorno urbano sono oggetto di importanti trasformazioni che modificano l'architettura e l'immediato intorno in un nodo polare nell'organizzazione della città. Le due torri quadrate del fronte esterno prendono il posto, o forse inglobano, le preesistenti torri rotonde ad opera dei cardinali Antonio Carafa e Alessandro Farnese, che vi appongono le loro iscrizioni e i loro stemmi nel 1586. Entrambi le torri sorgono su monumenti antichi; quella di sinistra ne ha ancora ben visibile il basamento marmoreo, che è probabilmente un sepolcro romano incorporato all'interno per diventarne il nucleo difensivo. Un anno dopo è aperta la via di porta S. Lorenzo per collegare direttamente questo punto della città con la basilica di S. Maria Maggiore e con il grande asse della strada Felice nata a raccordo di Trinità dei Monti con S. Croce e, attraverso i grandi collegamenti trasversali, con porta Maggiore e S. Giovanni. Una seconda strada è aperta per mettere in diretta comunicazione porta S. Lorenzo con porta Salaria, con porta Pia e con il polo di Termini i inserendo il nucleo di porta Tiburtina in un complesso sistema di collegamenti urbani. Sisto V, che nell'immediato intorno ha la sua grande villa, fa costruire un nuovo acquedotto che entra in città fra porta Tiburtina e la sua proprietà scavalcando la via per porta Salaria. Come Augusto sedici secoli prima aveva fatto costruire un arco monumentale sul suo acquedotto nel punto in cui scavalcava la via Tiburtina, così Sisto V vuole, lì a fianco, sull'acquedotto della sua acqua Felice un arco onorario a carattere monumentale. Lo fa progettare a Domenico Fontana sopra la strada da lui stesso concepita e a gran fondale della sua villa.