Roma Antica Castel Sant’Angelo Mausoleo di Adriano storia

Nel 271 l’imperatore Aureliano fece costruire la cerchia muraria a difesa della città di Roma. Nel 403 l'imperatore d'Occidente Onorio incluse Castel Sant’Angelo nelle Mura aureliane; da quel momento l'edificio perse la sua funzione originaria di sepolcro, diventando un fortilizio, baluardo avanzato oltre il Tevere a difesa di Roma. Salvò la zona del Vaticano dal sacco dei Visigoti di Alarico del 410 e dei Vandali di Genserico del 455. Nel VI secolo venne adibito a prigione di Stato da parte di Teodorico, mantenne però anche il carattere di fortezza consentendo, nella guerra gotica, il controllo della città in mano a Belisario da parte di Totila. Nel 590 la peste affliggeva Roma, papa Gregorio I organizzò una processione per invocare la fine della pestilenza, mentre il corteo stava passando su Ponte Elio ora Ponte Sant'Angelo, il papa ebbe l’apparizione dell'Arcangelo Michele che, in cima al mausoleo di Adriano, riponeva la sua spada nel fodero. La visione fu interpretata come la fine dell'epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da quel momento il mausoleo di Adriano fu chiamato Castel Sant'Angelo. Il possesso del Castello fu oggetto di contesa di numerose famiglie patrizie romane: nella prima metà del X secolo la mole diventò la roccaforte del senatore Teofilatto e della sua famiglia. Nella seconda metà del X secolo il castello passò in mano ai Crescenzi e vi rimase per un secolo. I Peroni acquistarono il castello e successivamente lo cedettero al papa Niccolò III della famiglia Orsini che lo tennero fino al 1365 circa, quando lo cedettero alla Chiesa. Nel 1367 le chiavi del castello vennero consegnate a papa Urbano V, come condizione fondamentale per il ritorno dall'esilio avignonese, la consegna delle chiavi era l’unica garanzia del controllo su Roma. Il castello fu affidato a una guarnigione francese, ma fu rioccupato nell'aprile 1379 dai Romani in rivolta, che tentarono di raderlo al suolo. Nel 1527 papa Clemente VII, durante il sacco di Roma si rifugiò nel Castello e resistette sette mesi all'assedio delle truppe di Carlo V, i famigerati Lanzichenecchi, che il 6 maggio 1527 devastarono la città.

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